Projektpatenschaft Mädchenbeschneidung

Lotta alle mutilazioni genitali femminili

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Lotta alle mutilazioni genitali femminili

Nonostante la circoncisione genitale delle bambine sia considerata a livello internazionale una violazione dei diritti umani, il numero di bambine e donne colpite è ancora di almeno 230 milioni. Attualmente, l’UNICEF sostiene programmi in Sudan e Guinea al fine di superare definitivamente le mutilazioni genitali femminili.

Generalmente, all’atto della circoncisione, le bambine hanno meno di dodici anni, alcune addirittura meno di cinque, e su di loro questa pratica ha conseguenze devastanti: infezioni, incontinenza, dolori durante i rapporti sessuali e complicanze del parto sono tra i danni più frequenti. Di sovente capita che le bambine muoiano dissanguate o a causa di infezioni. Da generazioni, le comunità portano avanti questa pratica, che è ancora profondamente radicata nelle norme sociali vigenti. Il Sudan e la Guinea sono tra i Paesi con la più elevata percentuale di diffusione di tutto il mondo.

In Sudan più dell’86 per cento* delle ragazze e delle donne subisce mutilazioni genitali, sebbene questa pratica sia qui proibita dalla legge dal 2020 e sanzionata con tre anni di prigione. 

In Guinea, nonostante la legge lo proibisca dal 2016, addirittura il 95 per cento* delle ragazze e donne che vi vivono subiscono mutilazioni genitali. 

La paura dell’esclusione sociale è troppo grande perché i genitori decidano di non far circoncidere le loro figlie. Questa pratica dannosa viene quindi portata avanti ancora, di nascosto.

Il background e le cause delle mutilazioni genitali femminili sono complessi e richiedono un approccio globale a vari livelli. In primo piano ci sono programmi per il superamento delle norme di comportamento sociale, che permettono di garantire a lungo termine una lotta efficace contro le mutilazioni genitali femminili. In Sudan e in Guinea l’UNICEF punta sulle misure seguenti:

  • Campagne di informazione e sensibilizzazione nelle scuole, negli ospedali e nei media
  • Coinvolgimento dei decisori religiosi, degli anziani dei villaggi e dei sindaci
  • Dialoghi mirati a livello comunale e coinvolgimento di uomini e ragazzi nell’ambito del lavoro di sensibilizzazione
  • Istruzione e formazione degli operatori sanitari affinché i genitori vengano informati sulle gravi conseguenze delle mutilazioni genitali femminili
  • Informazione sui diritti dei bambini
  • Formazione di ragazze e donne perché possano svolgere in prima persona un lavoro di sensibilizzazione nelle loro comunità
  • Formazione degli operatori del sistema giudiziario per migliorare il perseguimento penale della circoncisione femminile

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