Undici anni dopo l’inizio della guerra, la vita dei bambini siriani continua a essere segnata da violenza, fuga e mancato accesso ai servizi di base. L’UNICEF e i suoi partner lavorano senza sosta per proteggerli e aiutarli a superare le conseguenze del conflitto.
L’ennesima tragica notizia è del 14 marzo, quando tre bambini sono morti ad Aleppo a causa di un ordigno inesploso. Dall’inizio della guerra, quasi 13 000 piccoli siriani hanno perso la vita o sono rimasti feriti, novecento solo l’anno scorso. Nel 2021, un terzo dei ferimenti e dei decessi, dovuti in gran parte a mine, residuati bellici e ordigni inesplosi, riguardava minori. Molti bimbi dovranno vivere tutta la vita con una disabilità.
«Dal 2011, in Siria sono nati quasi cinque milioni di bambini che non conoscono nient’altro che la guerra. In molte regioni del paese vivono attanagliati dalla paura delle violenze, delle mine e degli ordigni inesplosi«, spiega Bo Viktor Nylund, rappresentante dell’UNICEF in Siria.
La crisi causa anche ferite psichiche. L’anno scorso, un terzo dei bambini siriani mostrava sintomi come ansia, tristezza, stanchezza o disturbi del sonno. L’UNICEF e i suoi partner continuano a operare in Siria e nei paesi limitrofi – nei quali si stima si trovino 5,8 milioni di minori bisognosi di aiuto – per proteggere l’infanzia e lenire le ripercussioni del conflitto, per esempio migliorando il sostegno psicosociale per elaborare i traumi vissuti, e mettendo a disposizione aiuti e servizi salvavita per i piccoli che soffrono di conseguenze fisiche e psichiche.
L’UNICEF si impegna anche per i bambini con disabilità e con problemi permanenti a causa della guerra, sostiene le scuole che promuovono forme di apprendimento integrative e aiuta le famiglie con versamenti regolari di denaro contante e un’assistenza individuale nel quadro di un programma inclusivo di protezione sociale. «C’è ancora tanto lavoro da fare per aiutare sempre più bambini con disabilità e altri bimbi colpiti dalla guerra affinché possano sfruttare il loro potenziale, crescere protetti e sani, e beneficiare di un’istruzione», conclude Nylund.