Nella storia recente dell'umanità non ci sono mai stati così tanti conflitti armati come oggi. Due anni fa, circa 400 milioni di bambini vivevano in zone di conflitto e guerra. Alla fine del 2024, il numero era salito a 473 milioni di ragazze e ragazzi. Inoltre, catastrofi naturali devastanti hanno cambiato all'improvviso la vita di milioni di bambini. Questo post del blog illustra le più grandi catastrofi naturali, conflitti e crisi degli ultimi dieci anni e mostra a cosa sono andate le donazioni da parte di cittadini svizzeri, fondazioni e imprese.
Gli ultimi dieci anni sono stati segnati da catastrofi naturali devastanti come alluvioni e terremoti, nonché da conflitti armati sempre più gravi. Le guerre costringono la popolazione civile ad abbandonare la propria casa e i propri beni, affrontando spesso settimane di pericolo per la vita in un futuro incerto. Chi sopravvive arriva solitamente a un campo profughi, esausto, affamato e assetato, che non di rado è sovraffollato. Tutta la sofferenza che guerre, sfollamenti e catastrofi naturali portano con sé è al di là della nostra comprensione. Tuttavia, ciò che accomuna tutti i colpiti è il bisogno di aiuti umanitari. Aiuti che organizzazioni come UNICEF portano avanti giorno dopo giorno con tutte le loro forze per raggiungere i più vulnerabili della nostra società: i bambini. Grazie al sostegno di privati, aziende e fondazioni, UNICEF Svizzera e Liechtenstein ha raccolto donazioni negli ultimi dieci anni, contribuendo in particolare a fornire aiuti d'emergenza per alleviare le sofferenze dei bambini.
Dall'orribile attacco a Israele del 7 ottobre 2023 e dall'inizio dei bombardamenti su Gaza, la Striscia di Gaza è diventata un luogo di disperazione. Il 90% della popolazione soffre la fame. In particolare nel nord della Striscia di Gaza, la situazione umanitaria è estremamente critica. Le deportazioni di massa, l'intensificarsi del conflitto nel 2024 e i blocchi militari hanno tagliato fuori centinaia di migliaia di bambini e famiglie dall'assistenza umanitaria essenziale. Quasi uno su cinque dei bambini è colpito da grave denutrizione, la forma più pericolosa di malnutrizione. Ma anche nel sud della Striscia di Gaza la situazione è devastante. Nell'inverno 2023/24 i rifugiati potevano ancora trovare ospitalità presso parenti nel sud, ma alla fine del 2024 non era più possibile. Città come Rafah e Khan Yunis sono praticamente rase al suolo. Fino all'inizio del tanto atteso cessate il fuoco a metà gennaio 2025, i bambini della Striscia di Gaza sono stati continuamente colpiti da bombardamenti, combattimenti e dalla necessità di fuggire ancora una volta.
La sofferenza dei bambini a Gaza e la necessità di aiuti sono enormi. I team di UNICEF lavorano instancabilmente per portare più aiuti umanitari, come medicinali, attrezzature mediche, cibo terapeutico e acqua potabile, nella Striscia di Gaza. Nel nord della Striscia di Gaza minaccia una carestia. Malattie infettive come colera, morbillo e polio mettono a rischio la salute dei bambini. Pochissimi ospedali sono ancora operativi. Molti bambini sfollati passano l'inverno 2024/25 sotto tende, quasi senza protezione contro l'umidità e il freddo. Grazie alla tregua, gli aiuti possono essere ampliati significativamente: da quando è iniziata, circa 600 camion delle Nazioni Unite con aiuti vitali raggiungono ogni giorno la Striscia di Gaza. Alla fine di gennaio 2025, sono arrivati oltre 350 camion di aiuti UNICEF per soddisfare i bisogni di circa un milione di bambini. A causa del collasso di tutti i servizi essenziali e della distruzione delle abitazioni, oltre che delle strutture sanitarie e educative importanti, le dimensioni della crisi umanitaria sono difficili da comprendere.
In Sudan si sta verificando la più grande crisi di rifugiati del mondo. Dallo scoppio della guerra nell'aprile 2023, alla fine del 2024 si stima che circa dodici milioni di persone siano sfollate. Tra queste, circa 8,8 milioni di persone sono state costrette a fuggire all'interno del paese, mentre 3,2 milioni sono fuggite oltreconfine nei paesi limitrofi. Nell'estate del 2024, nel nord del Darfur, in uno dei campi per sfollati, è scoppiata una carestia. Sei mesi dopo, la carestia e i suoi devastanti effetti si sono estesi ad altre regioni. Nel 2025, si stima che circa 30,4 milioni di persone avranno urgente bisogno di aiuti umanitari. I combattimenti devastanti sono stati la causa scatenante di questa catastrofe umanitaria e continuano anche all'inizio del 2025. Oltre al cibo, l'acqua sta diventando sempre più scarsa e l'accesso alle cure mediche rimane inaccessibile per la maggior parte delle famiglie. Il 90% dei bambini non ha più accesso all'istruzione.
Il Sudan è confrontato con una delle peggiori crisi umanitarie al mondo: il fabbisogno umanitario sta aumentando, il numero degli sfollati cresce, la percentuale di denutrizione è in aumento e la situazione alimentare rimane estremamente fragile. Nonostante le enormi difficoltà, UNICEF continua le sue operazioni di aiuto dove la situazione di sicurezza lo consente. Tra le forniture urgenti ci sono medicinali, attrezzature mediche, acqua potabile e altri beni essenziali, che UNICEF porta negli ospedali e nei centri sanitari. UNICEF fornisce assistenza direttamente alle aree colpite dai conflitti, così come alle regioni dove un numero particolarmente elevato di famiglie ha cercato rifugio. Dallo scoppio della guerra, UNICEF ha fornito acqua potabile a milioni di persone in Sudan. Inoltre, i team di UNICEF hanno trattato centinaia di migliaia di bambini gravemente malnutriti con alimenti terapeutici speciali. La pasta di arachidi terapeutica e il latte speciale aiutano i bambini a riprendersi.
Il 6 febbraio 2023, due devastanti terremoti colpiscono il sud-est della Turchia e il nord-ovest della Siria. I terremoti mettono tutta la regione in grave pericolo nel cuore dell'inverno. In Siria del nord-ovest, la situazione è ancora più precaria a causa della guerra civile in corso da dodici anni. Almeno 56.000 persone perdono la vita. Circa sette milioni di bambini hanno bisogno di aiuti umanitari. Gli effetti a lungo termine della catastrofe, inclusi l'aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell'energia, insieme alla perdita dei mezzi di sussistenza e dell'accesso ai servizi essenziali, spingono centinaia di migliaia di bambini ancora più in profondità nella povertà. Poiché le infrastrutture per l'acqua e il trattamento delle acque reflue sono state parzialmente distrutte, 6,5 milioni di persone sono a rischio elevato di colera e altre malattie trasmesse dall'acqua. Inoltre, la frequenza scolastica di quasi quattro milioni di bambini è stata interrotta a causa della catastrofe del terremoto. Tre mesi dopo la tragedia, nel nord-ovest della Siria, si stima che circa 51.000 bambini di età inferiore ai cinque anni soffrano di grave malnutrizione.
UNICEF è sul posto fin dal primo giorno per fornire aiuti umanitari immediati alle vittime del terremoto sia sul lato turco che su quello siriano del confine. Un elemento centrale degli aiuti umanitari di UNICEF dopo un terremoto è la fornitura di acqua potabile e strutture sanitarie. Questo è particolarmente importante dopo le catastrofi naturali per prevenire o contenere la diffusione di malattie trasmissibili come il colera. Inoltre, UNICEF fornisce assistenza medica ai bambini e li esamina per la malnutrizione. In mezzo al caos e alla distruzione, può succedere facilmente che i bambini perdano i loro genitori. Questi necessitano di una protezione e assistenza speciale. UNICEF cerca, ogni volta che è possibile, di riunire di nuovo queste famiglie. Inoltre, UNICEF lavora per garantire che i bambini possano tornare il prima possibile alla scuola. Grazie all'aiuto di UNICEF, già nel 2023, centinaia di migliaia di bambini in Siria hanno potuto continuare la loro istruzione scolastica.
Nell’Africa dell’est c’è la peggior siccità della storia più recente, dovuta al fatto che in alcune parti dell’Etiopia, del Kenya e della Somalia sono mancate tre stagioni di pioggia consecutive. A quanto sembra attualmente, anche la quinta stagione di pioggia consecutiva verrà a mancare. La crisi ha conseguenze devastanti per la popolazione: secondo stime, soltanto in Somalia nel 2023 7,7 milioni di persone, di cui 5,1 milioni di bambini, avranno bisogno di aiuti umanitari a causa delle conseguenze devastanti della siccità persistente, del conflitto, dello sfollamento e della pandemia di Covid-19. Circa 6,7 milioni di persone sono colpite da grave insicurezza alimentare. Le donne e i bambini, che costituiscono l’80 per cento delle persone – oltre un milione – costrette a fuggire per la siccità, pagano il prezzo più alto per la crisi.
Si può aiutare in modo del tutto mirato: con l’alimentazione speciale e con la pasta di arachidi ad alto contenuto energetico «Plumpy Nut», che permette ai bambini di recuperare rapidamente le forze. A lungo termine l’UNICEF può sostenere i centri sanitari e il personale medico. L’UNICEF fornisce alla popolazione anche acqua potabile, indispensabile per la sopravvivenza e che protegge da numerose malattie potenzialmente letali. Inoltre, l’UNICEF fornisce articoli per l’igiene e farmaci per arginare le malattie come il colera o altre dissenterie gravi.
La situazione per i bambini in Ucraina è drammatica. Dallo scoppio della guerra sono esposti ad attacchi nelle abitazioni, negli ospedali e nelle scuole: uno stato di emergenza pericoloso per la sopravvivenza di bambine e bambini. Molti bambini ucraini sono già stati feriti o uccisi. Ma la maggioranza di questi bambini è ormai fuggita, o all’interno dell’Ucraina o in uno dei Paesi confinanti. Nel novembre del 2022 sono stati registrati in tutta Europa 7,7 milioni di profughi ucraini; il 90% è composto da donne e bambini.
In considerazione del complesso stato di emergenza e del perdurare delle ostilità, la situazione in Ucraina continua a essere estremamente complicata. Secondo stime, in Ucraina nel 2023 avranno bisogno di aiuti umanitari 17,6 milioni di persone, tra cui 3,2 milioni di bambini e 1,6 milioni di sfollati interni. L’UNICEF sostiene da un lato i centri sanitari e dall’altro 11 milioni di persone per quanto riguarda l’acqua, gli impianti igienico-sanitari e l’igiene. Si stima che 9,3 milioni di persone avranno bisogno di aiuti alimentari e sostegno per garantire il sostentamento. Inoltre, necessitano di protezione urgente, compresi gli aiuti speciali per i bambini e adolescenti non accompagnati e separati dai genitori, nonché di assistenza psicosociale.
Già da tempo l’Afghanistan è uno dei peggiori luoghi del mondo per i bambini. Dopo decenni di conflitti e catastrofi naturali, nell’estate del 2021 la crisi esistente in Afghanistan già da molti anni ha subito un’escalation. Da allora, milioni di persone hanno ancora più bisogno di protezione e aiuti umanitari rapidi. Il tasso di mortalità infantile nel Paese è tra i più alti al mondo. Molti bambini hanno troppo poco da mangiare e alcuni di loro soffrono di malnutrizione molto grave. Centinaia di migliaia di persone sono in fuga all’interno del Paese o sono fuggite nei Paesi limitrofi. Ciò ha conseguenze gravi per i bambini: 13 milioni di bambine e bambini hanno urgente bisogno di aiuti umanitari. Entro la fine del 2022 1 milione di bambini – cioè un bambino su due – potrebbe essere così gravemente malnutrito da rischiare la vita.
L’UNICEF si trova ininterrottamente sul posto in Afghanistan da 70 anni, insieme a un team numeroso composto da personale internazionale e nazionale. Anche nell’attuale situazione di sicurezza precaria, l’UNICEF offre insieme ai suoi partner aiuti completi. Per il 2023 c’è bisogno di 1,65 miliardi di dollari statunitensi per coprire i bisogni umanitari di 19 milioni di persone in Afghanistan. Si tratta della maggior emergenza umanitaria mai esistita per un Paese. L’UNICEF procura così acqua potabile pulita, cura i bambini malnutriti con pasta di arachidi salvavita e vaccina i neonati e i bambini piccoli. Oltre a ciò, l’UNICEF contribuisce ad arredare zone a misura di bambino, centri nutrizionali e scuole e fa sì che i centri sanitari possano continuare a lavorare.
La pandemia di Covid-19 ha sconvolto la vita dei bambini e delle loro famiglie in tutto il mondo. I bambini non sono stati il volto di questa pandemia, ma ne sono diventati le principali vittime. Il coronavirus ha colpito tutti gli aspetti della loro vita quotidiana: l’istruzione, la salute, l’alimentazione e, in generale, il loro benessere. A quasi tre anni dallo scoppio della pandemia, i governi dei Paesi a reddito particolarmente basso lottano contro le difficoltà della ripresa dagli effetti economici e sociali della pandemia. L’UNICEF ha calcolato che, soltanto per quanto riguarda i progressi raggiunti nel sistema didattico e la qualità dell’istruzione, si è tornati indietro al livello di 25 anni fa. Anche il lavoro minorile e i matrimoni precoci sono di nuovo aumentati. Nel 2022 la povertà infantile ha inoltre raggiunto un nuovo record: si stima che 356 milioni di bambini vivano in povertà estrema.
Fin dall’inizio l’UNICEF si è impegnato per eliminare le grandi disuguaglianze nell’accesso ai vaccini Covid-19, ai test, alle cure e ai dispositivi di protezione individuale, rafforzando contemporaneamente i sistemi e i programmi sanitari. L’UNICEF ha collaborato con esperti per elaborare i dati, le conoscenze e le analisi più recenti per i decisori politici, e per offrire a genitori e assistenti una guida e un sostegno affidabili, perché i bambini e le loro famiglie si mantenessero sani.
Il 14 marzo 2019, il ciclone Idai causa terribili inondazioni in Mozambico, Malawi e Zimbabwe, la distruzione di 240 000 abitazioni e la morte di seicento persone. Nella regione, di cui vaste aree sono ricoperte di acqua e fango, più di un milione di bambini hanno urgente bisogno di aiuto. Nel mese di aprile, poche settimane dopo il passaggio di Idai, il Mozambico viene travolto dal ciclone Kenneth. Nel giro di due settimane scoppiano più di cinquecento casi di colera.
Dopo questa catastrofe devastante, i soccorritori dell’UNICEF operarono 24 ore su 24. Mancava quasi l’acqua potabile. I soccorritori compirono ogni sforzo per evitare la diffusione di malattie come il colera, potenzialmente letali soprattutto per i bambini più piccoli. L’UNICEF allestì undici centri di cura per i malati di colera e mise a disposizione pastiglie contro il colera e farmaci. Inoltre, l’organizzazione per l’infanzia dell’ONU procurò e inviò circa un milione di dosi di vaccino e avviò una campagna di vaccinazione contro il colera ad ampio raggio che impedì il diffondersi di un’epidemia.
Il 28 settembre 2018 l’isola indonesiana di Sulawesi fu colpita da un terremoto di magnitudo 7,4 seguito da uno tsunami con onde alte fino a 6 m. Più di 2 000 persone non sopravvissero a questa catastrofe naturale. Circa 70 000 case furono distrutte o gravemente danneggiate e 200 000 persone furono costrette ad abbandonare la propria abitazione. Dopo un mese si stima che nella zona dell’epicentro 375 000 bambini avessero ancora urgente bisogno di aiuto. 100 000 bambine e bambini necessitavano di sostegno psicologico per poter elaborare meglio le esperienze vissute.
Il 14 marzo 2019 il ciclone Idai provocò drammatiche inondazioni nell’Africa meridionale e precisamente in Mozambico, Malawi e Zimbabwe. Il violento uragano lasciò dietro di sé 240 000 case distrutte, acqua fangosa e ben oltre un milione di bambini bisognosi di aiuto. Nel ciclone persero la vita 600 persone. Vaste aree della regione furono inondate. Soltanto poche settimane dopo Idai, in aprile il Mozambico fu colpito da un secondo uragano, Kenneth. Dopo poche settimane furono segnalati più di 500 casi di colera.
Nel 2017 in Sud Sudan, Somalia e Nigeria la situazione umanitaria si aggravò in modo drammatico. Il Sud Sudan, lo Stato più giovane della terra, non riusciva a trovare pace: scontri armati, la minaccia di una carestia e malattie pericolose come il colera mettevano a repentaglio la vita di più di sei milioni di persone. Soprattutto i bambini soffrivano a causa della drammatica situazione alimentare nel Paese. Oltre a ciò, si estese il conflitto in Nigeria. Soltanto nel nord-est, due milioni di persone avevano bisogno di aiuto. Le bambine ai bambini correvano il rischio di venire reclutati dai ribelli e sfruttati come soldati, attentatori suicidi o schiavi di guerra. Le bambine erano esposte alla minaccia di stupro e costrette molto spesso a compiere attentati suicidi. Secondo stime, in Somalia 6,2 milioni di persone soffrivano per il perdurare della siccità e la conseguente scarsità di generi alimentari.
Gli sforzi congiunti a livello sovraregionale dell’UNICEF e del Programma alimentare mondiale per questi tre Paesi prevedevano tra l’altro la messa a disposizione di generi alimentari e acqua per centinaia di migliaia di persone e il sostegno incentrato sull’istruzione, l’acqua e le strutture igienico-sanitarie. La siccità nel Corno d’Africa, di cui fa parte anche la Somalia, provocò inoltre un aumento delle malattie trasmesse attraverso l’acqua. L’UNICEF e il Programma alimentare mondiale collaborarono per rafforzare i loro provvedimenti nelle zone accessibili, dove milioni di persone rischiavano la vita.
Il 25 aprile e il 12 maggio 2015 il Nepal fu scosso da due gravi terremoti. Le persone colpite furono complessivamente più di otto milioni; morirono quasi 9 000 persone. 600 000 famiglie persero la casa da un giorno all’altro. Nelle zone maggiormente colpite dalla catastrofe, complessivamente 1,7 milioni di bambini avevano urgente bisogno di aiuti umanitari. Abitazioni, scuole e infrastrutture indispensabili per la sopravvivenza come gli ospedali furono gravemente danneggiate o distrutte.
In collaborazione con il governo e altre organizzazioni partner, l’UNICEF aiutò a garantire l’approvvigionamento idrico e a procurare generi alimentari. L’organizzazione per l’infanzia dell’ONU mise a disposizione strutture igienico-sanitarie, tende e teloni, tra l’altro anche per gli ospedali. L’UNICEF mise a disposizione anche attrezzature mediche di emergenza, creò zone a misura di bambino dotandole i giocattoli. Furono costruite 1 400 classi di fortuna in cui 135 000 bambini poterono continuare a seguire le lezioni. Oltre a ciò, l’UNICEF aiutò a identificare i bambini che erano stati separati dalle loro famiglie.
La guerra in Siria, durata quasi 14 anni, ha portato sofferenze inimmaginabili alla popolazione civile. In particolare, i bambini sono stati colpiti dalla violenza, dagli sfollamenti, dalla fame e dalla povertà. Circa 16,7 milioni di persone dipendono dagli aiuti umanitari, tra cui 7,5 milioni di bambini. Più di 7,2 milioni di persone sono state sfollate all'interno della Siria, 3,4 milioni delle quali vivono nel nord-ovest del paese. Secondo le Nazioni Unite, dal inizio della guerra, quasi 14 700 bambini sono stati uccisi o feriti – questi sono solo i casi verificati, il numero reale potrebbe essere molto più alto. Il fabbisogno di aiuti umanitari è aumentato di oltre un quarto dal 2020, a causa della crisi economica, della violenza persistente nel nord-ovest e in altre parti della Siria, degli sfollamenti di massa, dei servizi pubblici distrutti e del Covid-19. Il novanta per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. 90.000 bambini soffrono di grave malnutrizione e 4,5 milioni di bambini non vanno a scuola.
UNICEF è attiva in Siria fin dagli anni '70 e ha fornito ampi aiuti di emergenza e di transizione nel paese e nelle regioni circostanti a partire dal 2011. Nel primo semestre del 2024, ad esempio, UNICEF ha raggiunto oltre un milione di bambini in Siria con programmi sanitari di base. Più di un milione di bambini sono stati sottoposti a screening per malnutrizione grave e hanno ricevuto cibo, integratori di micronutrienti e servizi di consulenza. Inoltre, oltre 14 milioni di persone hanno avuto accesso ad acqua potabile, mentre circa 600 000 bambini hanno potuto accedere a offerte educative.
Dal 2015 la popolazione dello Yemen soffre per una guerra civile con coinvolgimento internazionale. Fino ad oggi lo Yemen rappresenta una delle più grandi crisi umanitarie del mondo: alla fine del 2022, 23,4 milioni di persone, tra cui 13 milioni di bambini, avevano bisogno di aiuti. 9,2 milioni di bambini non hanno accesso all’acqua sicura, a strutture sanitarie e servizi igienici. Nel Paese si accendono continuamente focolai di colera, morbillo, difterite e altre malattie, evitabili con dei vaccini. Negli ultimi otto anni, più di 11 000 bambini sono stati uccisi o feriti in guerra: ciò corrisponde in media a quattro bambini al giorno. Più di 500 000 bambini sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione acuta grave e lottano per sopravvivere.
Dopo otto anni di conflitto, le infrastrutture statali sono in gran parte distrutte; meno della metà di tutti i centri sanitari funziona ancora. I collaboratori dell’UNICEF nello Yemen, insieme a organizzazioni partner, si impegnano instancabilmente e mettono a disposizione acqua potabile, procurano la benzina per le pompe per l’acqua pubbliche, allestiscono impianti igienico-sanitari. Inoltre, i bambini malnutriti ricevono alimentazione terapeutica e vitamine. I team mobili portano generi alimentari, farmaci e articoli per l’igiene nelle regioni difficilmente accessibili. Insieme al Ministero dell’istruzione, l’UNICEF cerca di rendere accessibili le lezioni scolastiche al maggior numero possibile di bambini.