A livello mondiale, l’Aids è la seconda causa di morte tra i 15-19enni, in Africa è la prima. Questo dato è fonte di grande preoccupazione, perché è triplicato negli ultimi quindici anni.
La maggior parte dei bambini che muoiono a causa dell’Aids ha contratto l’HIV da neonati, ossia dieci-quindici anni fa, quando erano ancora poche le donne incinte sieropositive a venire trattate con i farmaci antiretrovirali per evitare la trasmissione del virus al bambino. Poiché molti di questi giovani nemmeno sanno di essere malati, soltanto un terzo di loro – che in totale sono 2,6 milioni – è sottoposto a cure.
«È importante che i giovani sieropositivi abbiano accesso all’assistenza e al sostegno sanitari», dichiara Craig McClure dei programmi dell’UNICEF contro l’Aids. «Al contempo dobbiamo spiegare a quelli sani come evitare il contagio», conclude.
Con i nuovi trattamenti antiretrovirali, l’anno scorso si è riusciti a evitare che tre donne incinte sieropositive su cinque trasmettessero l’HIV ai figli. La mortalità tra i bambini minori di quattro anni è così stata ridotta del 60 per cento.
«Questi successi sono notevoli e vanno festeggiati», prosegue McClure. L’UNICEF lancia tuttavia l’appello a continuare ad adottare misure in favore dei bambini sieropositivi al fine di migliorarne le condizioni di vita.