I bambini e le famiglie colpiti dalle esplosioni di Beirut cento giorni or sono continuano ad avere bisogno di aiuto. È quanto emerge dal rapporto dell’UNICEF «Rising from Destruction».
Il fulcro di questo sostegno è l’assistenza psicosociale ai bambini e alle famiglie colpiti dalla tragedia al fine di elaborare il trauma. L’UNICEF ha raggiunto oltre 33 000 persone, inclusi 7200 bambini, genitori e persone di riferimento.
«L’assistenza psicosociale è indispensabile per ricostruirsi una vita», spiega Yukie Mokuo, responsabile dell’UNICEF Libano. «Se le ferite più superficiali stanno cominciando a guarire grazie agli incredibili sforzi sul posto, quelle più profonde – visibili e invisibili - degli abitanti di un paese che sta affrontando più emergenze richiedono solidarietà, impegno e sostegno prolungati.»
Il dodicenne Hussein* del quartiere Karantina, uno dei più devastati, è tra i bambini che hanno beneficiato di questo intervento: «Avevo smesso di usare i colori nei miei disegni perché il mio mondo è diventato incolore. L’esplosione ha fatto sparire i colori dalla mia vita, è cambiato tutto». Dieci settimane e molto sostegno dopo, i bambini come Hussein sembrano riconquistare una parvenza di normalità. «I colori sono tornati nella mia vita.»
Negli ultimi cento giorni, l’UNICEF e i suoi partner hanno:
- fornito assistenza psicosociale a oltre 7200 bambini, genitori e persone di riferimento in spazi a misura di bambino nelle aree colpite e svolgendo colloqui tra pari;
- creato un programma d’emergenza di trasferimento di denaro che nei prossimi mesi sosterrà fino a 80 000 bambini e persone vulnerabili;
- distribuito a più di 22 000 minori di cinque anni integratori alimentari come la vitamina A, biscotti ad alto tenore calorico e razioni d’emergenza;
- ripristinato l’approvvigionamento idrico in 1060 edifici e raggiunto così 20 765 persone in 4080 economie domestiche;
- installato 4882 serbatoi, 111 dei quali negli ospedali gravemente danneggiati di Karantina, Wardiya e Geitaoui;
- distribuito ai partner indispensabili aiuti umanitari, materiale di protezione dal Covid-19 e articoli per l’igiene per un valore di 3,7 milioni di dollari. Circa l’80 per cento delle forniture è stato acquistato in loco per sostenere il rilancio dell’economia libanese;
- preso l’impegno di ricostruire sette scuole e mettere a disposizione di quasi novanta istituti mobili e materiale;
- mobilitato oltre 1800 giovani che hanno dato una mano con la pulizia, piccoli lavori di manutenzione, la preparazione e la distribuzione di cibo alle famiglie;
- distribuito 7500 corredi per l’igiene personale, incluso materiale di protezione dal Covid-19, e informato sulle procedure in caso di violenze sessuali e di genere.
«La risposta dell’UNICEF negli ultimi cento giorni è stata vitale, rapida e indispensabile», ha dichiarato Yukie Mokuo. «Il nostro lavoro tuttavia non si ferma certo qui. La ricostruzione di Beirut e dello spirito della popolazione libanese è un impegno a lungo termine. Nonostante l’intervento dell’UNICEF e dei suoi partner a favore di migliaia di bambini e famiglie colpiti dalla catastrofe, le necessità rimangono elevate. Ringraziamo di cuore i nostri donatori, dai privati ai governi, alle aziende. I loro sforzi e il loro impegno ci consentono di essere al fianco dei Libanesi.»
L’UNICEF ha ricevuto finora il 33 per cento dei 50 milioni di dollari necessari per soddisfare le esigenze di bambini e famiglie. Più fondi consentirebbero di affrontare in modo ancora più efficace le sfide vieppiù impegnative in materia di protezione dell’infanzia, tra cui il sostegno alle famiglie che non possono permettersi i servizi di base, gli aiuti alla ricostruzione delle scuole, il miglioramento dell’approvvigionamento idrico nelle aeree colpite, e la creazione di possibilità di formazione e di impiego per i giovani che lavorano alla rinascita della loro città.
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