In Francia, Islanda, Norvegia, Svizzera e nel Regno Unito, la povertà infantile è notevolmente aumentata tra il 2014 e il 2021, mentre si è fortemente ridotta in Lettonia, Lituania, Polonia e Slovenia: ecco quanto illustra l’ultimo rapporto «Report Card 18» dell’Ufficio di Ricerca UNICEF Innocenti a Firenze.
Il Report Card 18 «Child Poverty in the Midst of Wealth» è l’ultima edizione della serie che si occupa del benessere dei bambini nei Paesi OCSE e dell’UE. Il rapporto è giunto al risultato che alcuni tra gli stati più ricchi al mondo, tra cui la Svizzera, stanno facendo passi indietro nella lotta alla povertà. Di contro, nazioni come la Polonia e la Slovenia stanno fronteggiando la povertà infantile nel migliore dei modi.
Il resoconto presenta la fotografia più recente e facilmente comparabile del livello di povertà infantile nei Paesi OCSE e dell’UE e analizza i provvedimenti statali presi a sostegno del reddito delle famiglie con figli a carico. Ne risulta che, nonostante una generale diminuzione della povertà di quasi 8 punti percentuali tra il 2014 e il 2021, a fine 2021 in 40 Paesi si contavano ancora più di 69 milioni di bambini che vivevano in famiglie che guadagnavano meno del 60 per cento del reddito medio nazionale.
«Le ripercussioni della povertà sui bambini sono costanti e dannose», afferma Bo Viktor Nylund, il direttore di UNICEF Innocenti – Global Office of Research and Foresight. «Per la maggior parte dei bambini ciò equivale a crescere senza una quantità sufficiente di cibo nutriente, senza indumenti, materiale scolastico o una casa accogliente. La povertà limita la percezione dei propri diritti e può condurre a una salute fisica e mentale precaria.»
La povertà infantile registra un forte incremento in Svizzera
Sebbene sia un Paese ricco, la Svizzera registra una quota relativamente alta di povertà infantile, in aumento dalla fine della crisi finanziaria globale. Molti bambini vivono per lunghi periodi della propria vita, ossia almeno tre anni, in condizioni di povertà. Nel complesso, la deprivazione materiale nei più piccoli è relativamente ridotta in Svizzera, fatta eccezione dei problemi legati alle abitazioni.
Le prestazioni in denaro (misure di aiuto sociale) riducono la povertà reddituale dei bambini già di un buon 50 per cento; ulteriori investimenti, atti a fornire prestazioni più generose a un numero maggiore di bambini, potrebbero sostenere efficacemente gli sforzi dello Stato nella lotta alla povertà infantile.
Dei 39 Paesi elencati nella classifica del Report Card 18, la Svizzera occupa la posizione 31, collocandosi così nella parte bassa della classifica, tra gli Stati Uniti (posizione 30) e l’Austria (posizione 32).
Per quanto riguarda la più recente povertà reddituale relativa dei bambini, la Svizzera si posiziona alla posizione 21, mentre occupa la posizione 36 se si considera il cambiamento della povertà infantile tra il 2012-14 e il 2019-21. In altre parole: la Svizzera appartiene a quelle nazioni che occupano la posizione intermedia circa la povertà attuale, ma, nel periodo di riferimento, aveva registrato uno degli incrementi di povertà infantile più significativi.
«La Svizzera è uno dei Paesi più ricchi d’Europa. Tuttavia, negli ultimi 10 anni, la povertà infantile è cresciuta del 10 per cento», afferma Nicole Hinder, Direttrice Child Rights Advocacy di UNICEF Svizzera e Liechtenstein. Nonostante le risorse finanziarie stanziate per famiglie e bambini siano generalmente aumentate, il sostegno alle famiglie con bambini delle classi reddituali più basse è in regressione. Eppure, tali prestazioni di trasferimento sarebbero estremamente importanti. La mancanza di sicurezza materiale, infatti, significherebbe per questi bambini e adolescenti non solo una menomazione del loro diritto a uno standard di vita adeguato, ma limiterebbe fortemente anche la percezione dei loro diritti e lo sviluppo del loro pieno potenziale. «Questo non fa che aumentare le disparità. Se lo analizziamo nella prospettiva dei diritti dell’infanzia, questo risultato è preoccupante.»
Povertà reddituale in Svizzera (rischio di povertà)
La quota relativa di povertà reddituale per i bambini (una media tra il 2019 e il 2021) si attesa al 18,1 per cento. In Svizzera, la percentuale di chi vive in condizioni di povertà va dal 17 al 20 per cento. Più di 1 bambino su 10 è colpito da povertà persistente. Negli ultimi dieci anni, la povertà infantile è aumentata del 10,3 per cento. La Svizzera registra la quota più elevata di PIL pro capite di tutti i Paesi del Report Card, eppure la povertà infantile è relativamente elevata.
La povertà non monetaria in Svizzera
In riferimento alla povertà non monetaria, la Svizzera se la cava notevolmente meglio: nel 2022, i bambini colpiti da grave deprivazione materiale erano il 2,5 per cento, mentre quelli colpiti da deprivazione materiale specifica dei bambini erano il 4 per cento (in base agli indicatori Eurostat circa la povertà non monetaria).
Il posizionamento relativamente buono della Svizzera per quanto riguarda la deprivazione materiale è indice di quanto sia assodato avere uno standard di vita adeguato per i bambini, anche nel caso in cui siano colpiti da povertà reddituale.
Tuttavia, i problemi legati alle abitazioni sono molto diffusi: nel 2020, il 15,2 per cento dei bambini viveva in case con il tetto non impermeabilizzato, con problemi di umidità alle pareti, al pavimento o alle fondamenta o insorgenza di muffa sui serramenti o sul pavimento. Una percentuale tre volte maggiore rispetto alla Slovacchia (4,4 per cento).
Protezione sociale in Svizzera
La Svizzera appartiene al gruppo medio in termini di risorse stanziate. Tra il 2010 e il 2019, le risorse destinate alle prestazioni per le famiglie e i bambini (espresse sotto forma di PIL pro capire percentuale) sono, infatti, aumentate del 24,3 per cento per ogni bambino. Le misure statali di sostegno al reddito delle famiglie con bambini a carico si posizionano sempre nella media dei Paesi presenti nel Report Card e sono in regressione. Nel 2022 anche il sostegno a favore delle coppie disoccupate con due figli a carico è stato inferiore rispetto al 2012 (dell’8,6 per cento del salario medio del Paese). Le misure di sostegno sociale sono uno strumento importante per la lotta alla povertà infantile in Svizzera. Senza prestazioni in denaro la povertà infantile si sarebbe attestata nel 2021 intorno al 30,3 per cento.
Grandi differenze per quanto riguarda il rischio di povertà nei 38 Paesi indagati
Le conseguenze della povertà possono perdurare nel corso di tutta la vita. I bambini colpiti dalla povertà hanno meno opportunità di ottenere un diploma e guadagnano meno una volta adulti. Secondo il rapporto, in alcuni Paesi si evince che una persona nata in un contesto svantaggiato ha un’aspettativa di vita di 8/9 anni inferiore rispetto a una persona nata in un contesto abbiente.
Il rapporto rileva anche grandi differenze per quanto riguarda il rischio di povertà: nei 38 Paesi, per i quali esistono dati valutabili, si evidenzia che la probabilità di vivere in condizioni di povertà è tre volte maggiore per un bambino che vive in una famiglia monoparentale rispetto ai suoi coetanei in situazioni familiari diverse. Questo rischio risulta elevato e sopra la media anche nei bambini con disabilità e nei bambini appartenenti a minoranze etniche o razziali.
In base ai risultati, questo gruppo di Paesi ha registrato dal 2012 al 2019 una crescita economica stabile, il che ha rappresentato un’opportunità di riprendersi dalle ripercussioni della recessione tra il 2008 e il 2010. Tuttavia, mentre alcune nazioni sono state in grado di ridurre la povertà infantile in questo lasso di tempo, alcune delle nazioni più benestanti hanno dovuto fare i conti con importanti battute d’arresto. Il rapporto evidenzia anche che Paesi con un reddito nazionale simile, come la Slovenia e la Spagna, registrano grandi differenze nella quota di povertà infantile (rispettivamente 10 per cento e 28 per cento).
Secondo il rapporto, indipendentemente dallo stato di benessere di un Paese, le condizioni di vita dei bambini possono essere migliorate. Così, ad esempio, Polonia, Slovenia, Lettonia e Lituania – che non appartengono ai Paesi OCSE e dell’UE più ricchi – hanno registrato una considerevole diminuzione della povertà infantile: meno 38 per cento in Polonia e meno 31 per cento negli altri. In cinque nazioni con reddito più alto – Regno Unito (+20 per cento) nonché Francia, Islanda, Norvegia e Svizzera (tutte a circa +10 per cento) – il numero di bambini che vivono in nuclei familiari con difficoltà economiche è fortemente aumentato dal 2014.
Allo scopo di sconfiggere la povertà infantile, il Report Card chiede con forza ai governi e ai gruppi d’interesse di adottare con urgenza i seguenti provvedimenti:
- ampliare la protezione sociale per i bambini, inclusi gli assegni familiari, per aumentare il reddito del nucleo familiare;
- garantire che tutti i bambini abbiano accesso a servizi basilari di qualità, come la custodia di bambini e l’istruzione gratuita, indispensabili per il loro benessere;
- creare opportunità d’impiego con una retribuzione equa e misure a sostegno delle famiglie, come ad esempio il congedo parentale retribuito, al fine di sostenere i genitori o chi si occupa dei bambini nel conciliare lavoro e assistenza ai figli;
- garantire misure specifiche che rispondano alle esigenze particolari delle minoranze e delle famiglie monoparentali, allo scopo di facilitare l’accesso alla protezione sociale, ai servizi principali e al lavoro dignitoso e di ridurre le disparità.
«I sussidi in denaro hanno un impatto immediato nella riduzione della povertà. Chi ha il potere di prendere le decisioni può sostenere i nuclei familiari, dando priorità allo stanziamento di risorse a favore dei bambini e delle famiglie e aumentandole», aggiunge Nylund. «Dai successi dei singoli Paesi possiamo trarre importanti insegnamenti. Dalla nostra capacità di sfruttare tali insegnamenti dipenderà l’efficacia nel garantire il benessere dei più piccoli di oggi e di domani.»